Diari della notte – le voci inquiete [32]

volevo che questo vento non fosse così caldo
non ti portasse alla memoria, appiccicandoti
addosso, come veste laccata dall’acqua
-la dispersione si sfiora con le labbra
nel quieto spezzarsi dell’estate-
il ramo sfregia, tira fili del mio prendisole
mentre le unghie di rosso sbeccato
camminano tagliandosi i palmi con i più
aguzzi dei nostri silenzi

La memoria mi aiuterà a soffrire ancora di più:
poiché in fondo noi siamo
della razza di coloro
che hanno per legge questa assidua pena
di cercare armonia
conquistando il dolore.

Salvatore Quasimodo

v o c a l i
per non essere altro
che il fumo di un passaggio
lento che si fa nullo all’ostia
e resta il rimirarsi
ad uno specchio tondo
sbeccato dai fusi
che il punteruolo
ricama di bocca in bocca

come a dire che soltanto
i centimetri di corda
tra un ramo ed il collo
sono l’esatta misura
della crepa del mondo

Gabriele Favarossa

restano così
nelle gobbe ad oriente
i miei sospiri
infilati come sacri totem
nelle labbra socchiuse dal vento

Nessuno dimentica un corpo che abbiamo avuto
fra le braccia un secondo – un nome sì.

MARIA DO ROSÁRIO PEDREIRA

Diari della notte – le voci inquiete [1]

Maya Deren
Maya Deren

Comincia così dal niente – tutto questo scrollare operose notti, c’è l’ovunque che attraversa l’insalubre in ogni ramo che salta da un senso all’altro_mi restano ora occhi – mani aperte – e un buco perfetto come un anello dove raccogliere la luna.

andarsene e raccogliere le briciole che lasciamo alle spalle – in una fuga
calcolata perfettamente – per rimanere in una tasca
quella strana luce che mormora come un insetto – disposta a cerchio
nel chiedermi dove sia il creatore nel suo creato
diventa miele anche l’ultima mossa
e la parola diventa arte
ma tu dimmi che cosa ne fai della mia mano tesa
che s’appende inquieta ad ogni notte che torna
-parlami ora con la tua voce

Mi incanta il mormorio di un’ape –

qualcuno mi chiede perchè –

piu’ facile è morire che rispondere.

 

Il rosso sopra il colle annulla la mia volontà –

se qualcuno sogghigna stia attento

– perchè Dio è qui – questo è tutto.

 

La luce del mattino mi eleva di grado –

se qualcuno mi chiede come –

risponda l’artista che mi tratteggiò così.

(E.Dickinson)

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera
(S.Quasimodo)

cala una palpebra dietro l’altra
in questa passeggiata rossastra – nelle mie guance
troverei le tue labbra nascoste dietro le mille parole
chinare – mangiare – abbandonandosi nel dopo

trafitti d’altro se non del respiro