volevo che questo vento non fosse così caldo
non ti portasse alla memoria, appiccicandoti
addosso, come veste laccata dall’acqua
-la dispersione si sfiora con le labbra
nel quieto spezzarsi dell’estate-
il ramo sfregia, tira fili del mio prendisole
mentre le unghie di rosso sbeccato
camminano tagliandosi i palmi con i più
aguzzi dei nostri silenzi
La memoria mi aiuterà a soffrire ancora di più:
poiché in fondo noi siamo
della razza di coloro
che hanno per legge questa assidua pena
di cercare armonia
conquistando il dolore.
Salvatore Quasimodo
per non essere altro
che il fumo di un passaggio
lento che si fa nullo all’ostia
e resta il rimirarsi
ad uno specchio tondo
sbeccato dai fusi
che il punteruolo
ricama di bocca in bocca
come a dire che soltanto
i centimetri di corda
tra un ramo ed il collo
sono l’esatta misura
della crepa del mondo
Gabriele Favarossa
restano così
nelle gobbe ad oriente
i miei sospiri
infilati come sacri totem
nelle labbra socchiuse dal vento
Nessuno dimentica un corpo che abbiamo avuto
fra le braccia un secondo – un nome sì.
MARIA DO ROSÁRIO PEDREIRA
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.