ripeto i gesti nel ripiegare gli abiti nelle scatole ornate dalla mia voce e i corridoi persi che percorrono la tela di ogni giorno crollato e guardi la giostra colma e ti dono ogni giorno una nuova chiamata, riempire questi spazi dalle placide rane in un riverbero di verdi a cui inchiodare i rovi
Un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
il peso dei miei passi
che si allontanano esitando
quel peso sarà quello più grave.
Nazim Hikmet
raccogliersi in difesa di una natura già morta sulle gambe e percepire l’offesa in un precipizio di carte, nuove vendette rese alla fronte in un artiglio di noia, la perfezione ricavata dai viola pastello che sconsacrano vergini torrette di doveri appesi, spilloni nei buchi di silenzio e la voce aspra che corrode d’acido il battito di un fossile nuovo
“Chiudi gli occhi per un attimo, ti giri a guardare qualcos’altro e la cosa che era dinnanzi a te è sparita all’improvviso. Niente dura, vedi, neppure i pensieri dentro di te. E non devi sprecare tempo a cercarli. Quando una cosa sparisce, finisce.”
Paul Auster
dammi una parola da premere lungo il collo – un silenzio di buio, che pulisco con il polso nel chiederti labbra, nuda come una pietra a darti fianco e piede teso in un dormiveglia di furia
Di memorie d’amore
gli anni hanno adornato il mio viso
segnandomi i capelli di lievi filigrane grigie:
son diventata così bella.
LEAH GOLDBERG
e si fa luna presto, fra corde di stelle
e lente disarmonie dei cuori
spiuma neve quando guardo
ogni angolo come un risvolto di polsino
si fa polvere a notte fonda come una spezia
ciondolante parole
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