Diari della notte – le voci inquiete [26]

ripeto i gesti nel ripiegare gli abiti nelle scatole ornate dalla mia voce e i corridoi persi che percorrono la tela di ogni giorno crollato e guardi la giostra colma e ti dono ogni giorno una nuova chiamata, riempire questi spazi dalle placide rane in un riverbero di verdi a cui inchiodare i rovi

Un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
il peso dei miei passi
che si allontanano esitando
quel peso sarà quello più grave.

Nazim Hikmet

raccogliersi in difesa di una natura già morta sulle gambe e percepire l’offesa in un precipizio di carte, nuove vendette rese alla fronte in un artiglio di noia, la perfezione ricavata dai viola pastello che sconsacrano vergini torrette di doveri appesi, spilloni nei buchi di silenzio e la voce aspra che corrode d’acido il battito di un fossile nuovo

“Chiudi gli occhi per un attimo, ti giri a guardare qualcos’altro e la cosa che era dinnanzi a te è sparita all’improvviso. Niente dura, vedi, neppure i pensieri dentro di te. E non devi sprecare tempo a cercarli. Quando una cosa sparisce, finisce.”

Paul Auster

dammi una parola da premere lungo il collo – un silenzio di buio, che pulisco con il polso nel chiederti labbra, nuda come una pietra a darti fianco e piede teso in un dormiveglia di furia

 

Di memorie d’amore
gli anni hanno adornato il mio viso
segnandomi i capelli di lievi filigrane grigie:
son diventata così bella.

LEAH GOLDBERG

e si fa luna presto, fra corde di stelle
e lente disarmonie dei cuori
spiuma neve quando guardo
ogni angolo come un risvolto di polsino
si fa polvere a notte fonda come una spezia
ciondolante parole

Diari della notte – le voci inquiete [6]

Kenna
Kenna

Sono le parole più silenziose, quelle che portano la tempesta.
Pensieri che incedono con passi di colomba
guidano il mondo

Friedrich Nietzsche

Pensi che a te non succederà mai, che non ti può succedere, che sei l’unica persona al mondo a cui queste cose non succederanno mai e poi, a una a una, cominciano a succederti tutte, esattamente come succedono a tutti gli altri.

Diario d’inverno, Paul Auster

 

il dolore nel verso che il marmo trasforma
in questa sacra sepoltura di credi in preghiere
l’iniziazione ricomincia dal cielo/rovesciato
un calvario di teste inclinate, al vento feroce
i fiori di pietra sono freschi nel sempre
una pace riunita nel pugno sconsacrato
resina che cola da certi polsini e la morbidezza
che il mio cuore circonda
-nell’avanzare in pace di questo strizzare
le vene del cuore, che tengo nell’inverno
delle mie gambe girate dal vento-
vorrei farmi cornice di un pianto a dirotto
fino a calmare le acque che ti raccolgo
alle braccia come rami
avvampo distinta coricandomi sulle colline
in un gemellaggio di luna, circoncisa dalla voce
sprecando mosse d’aria in un bocca che non dice

Non è possibile superare l’inverno senza lasciar cadere le proprie foglie.
L’inverno spazza via chi non è disposto a rinnovarsi.

 

Devis Bellucci