.Alfabeto Morse.

sono una notte impazzita, la costellazione dei pesci
un cielo colmo di pensieri, una quiete insaziata
ed ho, due occhi che fanno baccano
un corpo concreto che dondola in attesa
la tua voce bassa,
che nasce dentro come un riflesso
mentre ora
i corpi nostri
fanno scintille[è tempo, ora, di paragonare i desideri
all’alfabeto morse che ti farei sul ventre. dici tu.
mentre ho solo voglia di avvolgerti nella mia bocca e ingoiarti]

a.m 3:00

È notte fonda, il rumore unico che giganteggia nella stanza è il respiro di Marlena, raggomitolata fra la coscia e il pube.
Ho una nuda frequenza, la mia nudità mi manda frequenze.
Mi scoppia la testa, ho fatto baldoria con le parole, le ho messe tutte sedute a tavola.
E come bicchierini colmi, le ho bevute, tutte.
Ora ho caldo. 
Dalle vene ai capezzoli.
Ed una voglia matta di scoparmi il vocabolario, d’imparare la tregua con tanti puntini di sospensione.
Di bagnare le pagine e di leccarmi le dita per girarle.
Di aprire le cosce e spargermi sulla notte.
E ripetere le connessioni, i gradi astrali che un sottile strato di ghiaccio, scioglie godendomi nelle curve delle labbra.
È notte fonda.
Ed è blu come ogni cosa che continua, infinitamente, come un giorno che vive di-nuovo.